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7 Febbraio 2020 alle ore 20:45
Lisa Larsson / Andrea Lucchesini
Liederabend
Franz Schubert (1797 – 1828)
Ganymed op. 19 n. 3 D. 544
Mignons Gesang D. 321
Lied der Mignon op. 62 n. 4 D. 877
Gretchen am Spinnrad op. 2 D. 118
Robert Schumann (1810 – 1856)
Tre Romanze op. 28 per pianoforte
Franz Schubert
Ständchen (da Schwanengesang D. 957)
Die Forelle op. 32 D. 550
Lachen und Weinen op. 95 n. 4 D. 777
Seligkeit D. 433
***
Robert Schumann
da Frauenliebe und leben
n. 1 Larghetto
n. 2 Innig, lebhaft
Fabio Vacchi (1949)
Shall I Compare
Franz Schubert
Sonata in la maggiore op. 120 per pianoforte
Robert Schumann
da Dichterliebe op. 48
n. 1 Im wunderschönen Monat Mai
n. 2 Aus meinen Tränen spriessen
n. 3 Die Rose, die Lilie, die Taube
n. 4 Wenn ich in deine Augen seh’
n. 5 Ich will meine Seele
n. 12 Am leuchtenden Sommermorgen
n. 11 Ein Jüngling liebt ein Mädchen
n. 10 Hör’ ich das Liedchen klingen
n. 7 Ich grolle nicht
Nel novembre 2014 dovette annullare la sua tournée italiana per improvvisa indisposizione. Eccola ora Lisa Larsson, il soprano svedese che Andrea Lucchesini – amato e acclamato ospite in diverse stagioni del Comunale di Monfalcone – ha voluto accanto a sé per l’esecuzione di una selezione di Lieder di Schubert e Schumann.
È un gioco di specchi che Lucchesini realizza in un progetto pluriennale che mette a confronto i capolavori pianistici dei due grandi compositori, uno ispiratore dell’altro, come avviene anche per quello straordinario repertorio che rappresenta la liederistica, genere musicale nell’ambito del quale i due autori vengono spesso strettamente associati.
Franz Schubert è l’autentico creatore del cosiddetto “Lied romantico”, che grazie a lui passerà da genere marginale a protagonista assoluto della storia musicale mitteleuropea; il suo stile riesce a essere sempre equilibrato nel delicato rapporto fra poesia e invenzione vocale; quest’ultima illumina intrinsecamente i significati più reconditi del discorso poetico, mentre il pianoforte si limita a un accompagnamento efficace e al contempo misurato. Schumann si inserisce, a meraviglia, nel solco tracciato dal suo autorevole predecessore e ne continua sostanzialmente il discorso, seppur rapportandolo al proprio personale mondo poetico, con esiti non inferiori a quelli dell’autore viennese.