Era destino che Paolo Rossi si confrontasse prima o poi con questa opera di Pirandello, parte della trilogia del “teatro nel teatro” che rivoluzionò il modo tradizionale di recitare non limitando l’azione degli attori al solo palcoscenico, ma facendoli recitare anche in platea, nei palchi, nel foyer, coinvolgendo il pubblico come fosse parte dello spettacolo. Il mio è sempre stato un teatro partecipato, come un tempo mi piaceva chiamarlo: un teatro di rianimazione, dove il pubblico è spettatore attivo – spiega Paolo Rossi. Come prevedere dunque cosa accadrà proprio durante lo spettacolo che vedrete voi? Dipende dal pubblico, dal clima, dagli attori, da chi sceglierà di parlare per primo. A soggetto, ovviamente: a braccio, con dei punti fissi ma senza copione.
Si parte dalla pièce di Pirandello, il quale nell’avvertenza posta in testa al dramma si premura di scrivere al primo rigo: «L’annunzio di questa commedia, così nei giornali, come nei manifesti, dev’esser dato, senza il nome dell’autore». Ovvero senza il suo nome, e nell’elenco degli attori e delle attrici in cartellone mette al primo posto: «Col concorso del pubblico che gentilmente si presterà». Da questo testo si parte per un viaggio, sempre accompagnati dal capocomico Paolo Rossi e dalla sua compagnia di giro, in un percorso sì pirandelliano, ma anche profondamente attuale.
Rossi da un lato parla direttamente con Pirandello e si lascia consigliare e portare avanti nella trama, dall’altro resta e rimane ancorato alla realtà e a come la realtà odierna e più spiccia entri inevitabilmente in qualsiasi cosa che sia viva come il teatro. La vita nel teatro, dunque, ma anche il teatro nella vita, ovvero il nostro bisogno continuo di mostrarci performanti in TV e sui social. Forse ci siamo tutti trasformati in personaggi tragicomici in cerca d’autore.
Incontro col pubblico DIETRO LE QUINTE
alle ore 20.00 nella cornice informale del Bar del Teatro
a cura di PAOLO QUAZZOLO, docente di Storia del Teatro all’Università di Trieste