«Dopo l’insuccesso delle sue prime due opere, il giovane Čechov giurò di non scrivere mai più per il teatro drammatico. Decise di dedicarsi esclusivamente ai vaudeville. Questa circostanza ci ha regalato una serie di atti unici, pieni di sarcasmo, di comicità paradossale, di stravagante assurdità e di folle crudeltà. A loro volta sono diventati il terreno fertile per l’esperienza e la preparazione delle grandi opere della maturità dell’autore», precisa Peter Stein che torna alla regia di uno dei suoi autori di riferimento. Nelle tre opere, definite dallo stesso Cechov non ancora trentenne “scherzi scenici”, i personaggi di volta in volta si fanno prendere da crisi di nervi, si ammalano, sono preda di attacchi isterici o litigano in continuazione fra loro. Le crisi di nervi del titolo alludono all’instabilità emotiva di tutti i protagonisti, ma anche al momento in cui esplodono desideri inespressi, idiosincrasie irrisolvibili o insoddisfazioni represse. Stein, che fu tra i primi, fuori dalla Russia, a riconoscere e rendere all’autore la sua vena umoristica, dà luce e respiro alla verve di Čechov e a quella dell’intera compagnia, facendoci capire fino in fondo perché il drammaturgo russo resta un autore perfettamente contemporaneo.