È il 1945 e la Seconda Guerra Mondiale è appena terminata. Richard Strauss, ormai settantunenne, vive un periodo di riflessione. Accoglie in casa la visita di un giovane oboista americano dell’esercito, John de Lancie, il quale gli esprime il desiderio di veder composto un concerto per oboe. Nonostante un iniziale disinteresse, Strauss accetta la sfida e in pochi mesi dà alla luce un capolavoro: la prima esecuzione avviene nel febbraio 1946 a Zurigo. Non fu Lancie a suonare quel giorno, ma la sua suggestione lasciò un segno indelebile nella storia della musica, brillantemente raccolto e interpretato all’oboe da Rossana Calvi. Con la Sinfonia n. 7 in La maggiore di Beethoven la seconda parte della serata cambia registro. Frutto di un periodo complesso per il genio di Bonn, afflitto da progressiva sordità e da tumultuose vicende personali, la Settima è tra le sue sinfonie più esuberanti e vitali. Fin dalla prima esecuzione del 1813, il secondo movimento conquista il pubblico. Si tratta dell’Allegretto, dal carattere solenne e malinconico, spesso associato a una marcia funebre, a dispetto delle originarie intenzioni dell’autore. La sapiente bacchetta di Ben Palmer celebra la resilienza umana e la potenza dell’arte dirigendo l’Orchestra San Marco di Pordenone in questi due capolavori, nati in contesti del tutto diversi e da spiriti tanto distanti: l’ispirazione di Strauss, trovata in un giovane musicista una volta ristabilita la pace, e le sofferenze di Beethoven, trasformate in un’ode alla gioia e alla vitalità.